Cosa ci racconta la luna?
Moltissimi elementi naturali sono stati parte della quotidianità dei nostri avi e, in molte epoche, parte integrante e fondamentale della stessa. La luna è uno di quegli elementi che, sia che viviamo in città o in campagna, abbiamo quasi sempre davanti agli occhi (se non è nuvolo), e la cui luce è tanto forte, spesso, da superare l’inquinamento luminoso che in molte zone rende difficile osservare il cielo notturno. Chi vive in un contesto urbano spesso non fa caso alle fasi lunari, e a come questo astro, così vicino, veniva osservato per misurare il tempo tanto quanto il sole. I ritmi lunari, tutt’oggi, scandiscono i raccolti e la vita agricola, sebbene non siano ancora state trovate evidenze scientifiche sul tema. Nonostante ciò, il retaggio culturale della sapienza tradizionale è molto forte, ed è anche ben radicato nell’inconscio collettivo.
In un’ottica lavoro interiore, l’estrazione dell’arcano maggiore “La Luna” rimanda ai concetti d’introspezione, inconscio, ricettività. Può essere un invito ad ascoltare e ascoltarsi, di fare silenzio prima di parlare, di non intervenire per primi in una conversazione ma di far spazio alle altre persone e alla propria voce interiore. Mette tuttavia in guardia da illusioni, da cose “che ci stiamo raccontando”, pregiudizi e situazioni esagerate. La Luna riguarda anche la malinconia, stati di umore instabili e l’alterazione della percezione, lo stato di coscienza alterato, l’esagerazione di certe situazioni o il suo contrario. L’epilessia in antichità, in varie culture, veniva chiamata “malattia lunare”, e per i babilonesi era causata dal dio della luna, Sin, e il demone mandato dal dio che la causava veniva chiamato antasubbu. La malattia veniva curata attraverso degli esorcismi da un sacerdote. La situazione non era di molto differente tra le prime comunità ebraiche, con la differenza che si credeva colpisse chi aveva peccato. Vi è un legame tra la simbologia lunare e l’ispirazione spirituale, ma anche con i demoni malvagi (l’illusione), il rapimento estatico, la profezia. “Lunatico” venne usato storicamente come termine per indicare un animo tormentato o fortemente emotivo. Si pensava dunque ad una correlazione tra la simbologia lunare e l’emotività.
Un’altra caratteristica che, in quasi tutta Europa, abbiamo considerato come qualcosa di lunare è la femminilità. Nella nostra cultura la luna è femmina, probabilmente a causa del retaggio dei miti greci e romani, che vedono una pluralità di dee legate a questo corpo celeste. Questa carta potrebbe dunque consigliare di rivedere il proprio rapporto con la proiezione che manifestiamo nei confronti di figure femminili o della nostra femminilità interiore.

″La Luna″ in una versione dei Tarocchi Marsigliesi (Jodorowsky-Camoin)
Divinità lunari: la luna nei suoi aspetti mitologici
Impossibile non citare Artemide, che in numerose rappresentazioni rinascimentali porta la falce lunare sul capo; e simile alla falce lunare è l’arco con il quale scocca le sue frecce. La dea presiedeva alla luna crescente, come Selene alla luna piena ed Hekate alla luna calante. Nell’iconografia della Luna nei tarocchi troviamo due cani che ululano ad una luna personificata, che malinconicamente rivolge lo sguardo verso il basso. A completare il quadro, in primo piano, un crostaceo emerge dalle acque. I cani sono legati sia ad Artemide che ad Hekate, e sono animali, in un certo senso, liminali, in quanto sono in una dimensione a cavallo tra vita domestica e vita selvatica.
Lo stesso paesaggio di questa carta è Liminale: la luna stessa, come astro, lo è. Difatti si trova tra luce e oscurità, e a seconda della sua fase lascia prevalere l’una o l’altra.
Ma cosa significa liminale? Il termine deriva dal latino, limen-minis, che significa “soglia”. Si tratta dunque di un non-luogo, un luogo dove non si “sta”, ma che si attraversa. Sono luoghi liminali i crocicchi, le strade, i corridoi, ma anche gli aereoporti, le stazioni, i distributori di benzina, i porti.

Una stazione isolata, uno degli archetipi delle atmosfere liminali
Nell’ambito greco vi sono varie divinità legate alla liminalità, tra cui Hermes – il cui tempio era considerata la stessa strada – e la già citata Hekate. Ad entrambi si ponevano le offerte ai crocicchi, ed era socialmente accettato che venissero consumate dai viandanti. Quest’ultima vale la pena citarla sia per la sua associazione alle fasi lunari (tanto che nel periodo classico si iniziò a rappresentarla in triplice aspetto – che non solo rimanda alle fasi lunari, ma anche al suo aspetto al contempo ctonio, celeste e terrestre), sia in quanto divinità legata a sortilegi, spettri e agli incroci a tre strade. Era una divinità psicopompa, in grado cioè di attraversare il mondo dei morti e farne ritorno, ma anche di muoversi in quello degli uomini e in quello degli déi. Inoltre, funge come anello di congiunzione tra i titani e le divinità olimpiche. Come per Artemide tra i suoi animali sacri troviamo proprio i cani, per questo, a mio avviso, l’arcano della Luna può essere associato a questa figura in particolar modo. Uno dei significati divinatori della carta è, infatti, magia o sortilegi.

Rappresentazione triplice di Hekate, ricostruzione a partire dall′opera di Alcmeone di Crotone (V secolo a.C)
Uno sguardo su altre mitologie
Ricordiamo che l’aspetto della luna non è femminile in tutte le culture. Oltre al sopracitato dio babilonese Sin, che per altro veniva considerato il dio assoluto e supremo durante il periodo di sviluppo della città di Ur, troviamo il dio egizio della conoscenza proibita e della magia, Thot. Anche qui viene in un certo senso confermato il legame simbolico tra la luna e la magia. In India troviamo invece il dio Chandra: tra le sue funzioni vi è quella di aiutare le piante a crescere.
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