She Whispers, suoni dal passato, musica eterna, pensieri senza tempo, il nostro programma condotto da Marina D’Arcangelo e Alberto Cerioni in onda nel palinsesto di LP Network web tv – www.lpnetwork.it – TVA canale 13 del digitale terrestre ore 17,30
Novembre è il mese dedicato alla donna e contro la violenza, e trattandosi di una trasmissione che parla di musica è parso giusto declinare queste iniziativa in storie di donne che non si arrendono anche in quell’ambito: quindi musica e parole che raccontano le donne. Interpreti femminili che hanno saputo dire la loro nel vasto panorama musicale e hanno rappresentato un modello da seguire.
Attraverso la musica si vuole ricordare donne che hanno avuto problemi anche personali, donne che hanno dato un messaggio, donne che sono stati interpreti di pezzi che nel panorama internazionale hanno anche raccontato una storia, storie di resilienza, donne che hanno combattuto e lottato per la loro indipendenza e la loro emancipazione.
Il primo brano che proponiamo è quasi un manifesto, un cambiamento, un cercare di cambiare il modo di vivere o di atteggiamento, delle donne ma soprattutto verso le donne.
Lisa Stanfield è una cantante inglese cresciuta ascoltando Diana Ross e Le Supremes, insieme a Barry White e Marvin Gaye, ha una calda voce soul sempre più orientata verso il White soul per andare successivamente verso la pop music con accenti a tratti rock. Ha partecipato a raccolte fondi per la ricerca sull’AIDS in anni in cui questa malattia era da poco conosciuta e temutissima in tutto il mondo.
Il pezzo è Change che vi invitiamo ad andare a sentire nel concerto di Londra
Questo pezzo è conosciuto e ricordato da tutti, eppure ogni volta che si ascolta dà delle emozioni differenti e dice qualcosa di nuovo, inizia con le percussioni, poi si inseriscono i fiati e nel momento in cui il brano si apre e prende corpo c’è una Lisa Stanfield che sembra quasi esplodere di energia . “Se potessi cambiare il mondo in cui vivo la mia vita oggi non cambierei nemmeno una singola cosa, perchè se cambiassi il mio mondo in un altro posto non vedrei più il tuo viso sorridente “ un messaggio di ottimismo verso tutte quelle donne che invece si trovano a cercare di cambiare molto della loro vita.
Questa è la battaglia per combattere la violenza sulle donne e c’è chi ricorre a un linguaggio crudo, chi a metafore, chi racconta storie tragiche che finiscono nel sangue, chi quelle storie le narra dal punto di vista della vittima, chi da quello del carnefice, chi confida vicende autobiografiche. Una carrellata di versi e note su un fenomeno purtroppo molto diffuso: secondo i dati Istat risalenti al 2015, ma rielaborati quest’anno, in Italia 6 milioni e 788 mila donne tra i 16 e i 70 anni hanno subito una qualche forma di violenza fisica o sessuale nel corso della loro vita, praticamente una su tre. Senza contare le 149 donne vittime di omicidi volontari da parte di uomini avvenuti nel 2016. E senza dimenticare coloro che sono state molestate o ricattate sessualmente sul posto di lavoro: un milione e 403 mila donne. Bisogna dire basta, anche con la musica.
Proseguiamo con il brano POCHE PAROLE scritto da Giorgia con il contributo di Emanuel Lo e cantata in duetto con Mina, la prima volta che due grandi artiste italiane si trovano ad interpretare una canzone che a ben sentirla si divide a metà tra le due grandi personalità delle artiste. La canzone racconta del confronto umano ed emotive tra due persone come se fossero lo specchio l’una dell’altra, ma ciascuna con la sua particola prospettiva, nelle parole del brano le ferite cantate da Giorgia non sono ancora guarite, le salite del tempo di Mina non sono ancora finite.
Da ascoltare con attenzione per il grande arrangiamento di Massimiliano Pani, figlio di Mina, e per la chitarra, che accompagna tutto il pezzo ma soprattutto sembra dialogare con Mina, e l’arrangiamento dei cori che Mina ha voluto affidare a Gianni Ferrio grande direttore d’orchestra, arrangiatore e compositore nato a Vicenza ed entrato nella storia della musica italiana a partire dagli anni 50/60 dello scorso secolo, autore di 120 colonne sonore per il cinema e in attività fino ai primi anni degli anni 2000
Cerchiamo ora NOBODY’S WIFE un singolo della cantante olandese Anouk, pubblicato nel 1997 come secondo estratto dal primo album in studio Together Alone. E’ una canzone che esplora temi di indipendenza, autoaffermazione e il rifiuto di conformarsi alle aspettative della società. I testi esprimono rimorso per azioni passate che potrebbero aver causato dolore al partner, ma affermano anche un forte senso di individualità e il rifiuto di essere legati.
La frase “Non sarò mai la moglie di nessuno” è un mantra che esprime il rifiuto della cantante di conformarsi alle aspettative della società di sistemarsi o essere in una relazione impegnata. Significa un desiderio di libertà e la determinazione di mantenere la propria individualità. In sintesi incoraggia chi la ascolta ad abbracciare il proprio vero sé e non farsi limitare dalle norme sociali.
Terminiamo con un mostro sacro, con quella che è considerata una delle canzoni più belle di una strepitosa artista, Nina Simone: con la sua vita personale e artistica, incarna perfettamente tutto ciò di cui abbiamo parlato fino ad ora in questa puntata: vittima del marito Andrew Stroud, manager spietato e un marito possessivo, geloso e violento fino a picchiarla e violentarla. Ha vissuto il razzismo sulla sua pelle fin da piccola e lottato contro la stessa denunciando con parole crude le morti e le stragi recenti subite dalla comunità nera afroamericana. Questo è il periodo di svolta della sua carriera: quando diventa amica e alleata di Malcolm X e di Martin Luther King. Ha sofferto la perdita, quando quest’ultimo è stato assassinato, ha lottato, è caduta e si è rialzata innumerevoli volte. Infine la malattia, i farmaci e una carriera di basso profilo, fino al 21 aprile del 2003, il giorno della sua morte.
Due giorni prima, il Curtis Institute di Philadelphia, il conservatorio che non l’aveva ammessa all’età di diciannove anni, le consegna il diploma ad honorem in pianoforte. Una grande soddisfazione per Nina, che da sempre sognava di diventare la prima pianista classica nera al mondo.
My Baby Just Cares For Me racconta invece un amore felice, come quelli che Nina Simone non riuscì mai ad avere , un pezzo allegro ed ironico, quasi irridente , molto lontana dal tono doloroso della maggior parte dei brani cantati da lei, ed era stata scritta nel 1930 per un musical di Broadway da due maschi bianchi. Nina Simone l’aveva incisa nel 1957 ribaltando il senso della canzone rendendola più malinconica ma contemporaneamente moderna. Nel 1958 questo pezzo fu scelto per uno spot di 30 secondi diretto da Ridley Scott con Carole Bouquet del profumo Chanel n.5 e diventò immediatamente una hit in Gran Bretagna , diffondendosi in Europa e successivamente negli USA.
Abbiamo cercato di dare il nostro modesto contributo per la campagna sulla violenza alle donne e se foste interessati a proseguire su questo filone vi consigliamo due libri, “Sacerdotesse, imperatrici e regine della musica”, 20 donne che hanno rivoluzionato la musica nel mondo, e “Sister Resist”, 20 storie di resistenza e di sorellanza nel mondo della musica. Due volumi, entrambi editi da Becco Giallo e splendidamente illustrati, dedicati a donne che hanno scritto capitoli ‘unici’ nella storia della musica.
Terminiamo qui ricordandoci sempre che “Musica es Cultura”
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