Il voto biancorosso

Il voto biancorosso

Politica e pallone hanno da sempre un legame nel nostro Paese, basti pensare a ciò che ha costruito Berlusconi con il Milan, Achille Lauro a Napoli o ancora oggi Lotito e la Lazio.

Il calcio, soprattutto in città dove le squadre calcistiche rivestono un ruolo centrale, è spesso visto come un potente simbolo di identità. I candidati che provengono da una determinata città o che sono tifosi della squadra locale possono sfruttare questo legame per creare una connessione emotiva con gli elettori.

È innegabile che in Italia il calcio abbia del peso specifico importante nella quotidianità, uno studio riportato da Il Sole 24 Ore spiega che circa il 69% degli italiani segue questo sport e fortunatamente questa passione diventa sempre più  trasversale tra uomini e donne. Ovviamente la città di Vicenza non ne è da meno, anzi, i Biancorossi e La Sud presentano numeri da record per la partecipazione durante le partire e non solo. Poche sono in Italia le province che possono vantare un sentimento comune così forte per la squadra della propria città, dove la “R” tatuata sul braccio, sulla gamba o sul petto è un simbolo riconoscitivo e comunitario.

È proprio per questo che un ambiente così fortemente attaccato al club rende i tifosi un enorme bacino elettorale dove poter attrarre consensi.

Due anni fa, a maggio, si sono svolte le elezioni per il sindaco di Vicenza ed il potenziale numerico dei tifosi biancorossi ha svolto un ruolo fondamentale nelle campagne dei due maggiori sfidanti: Francesco Rucco e Giacomo Possamai.

Partendo dal sindaco uscente Rucco non si può  fare a meno di notare come proprio la simbologia della famosa R di Lanerossi, sostituita nei cartelloni della campagna elettorale con la R di Rucco, sia stata utilizzata per rendere più familiare il candidato associandolo a qualcosa di riconosciuto ed universale come il Lane in città.

Oltre all’associazione per simboli, però, è altrettanto importante “mostrarsi” in una campagna elettorale, e proprio per questo è fondamentale che i candidati si facciano vedere nel luogo che raduna più persone a Vicenza, il Menti. Siamo infatti abituati a vedere sia Rucco che Possamai, tra curva e tribuna, a seguire il Vicenza. Non è per questo un caso che il lunedì prima del ballottaggio entrambi i candidati sindaco fossero allo stadio per supportare il Vicenza nella gara di playoff contro la Pro Sesto.

Se il sindaco uscente sui simboli ha puntato molto, si può dire che Possamai abbia ripiegato sulla dialettica. Non mancano infatti nei discorsi del candidato democratico riferimenti alla sua appartenenza biancorossa, al suo legame con la Curva ed i tifosi, come quando a pochi giorni dal voto, poco prima della partita sopra citata dichiara: “Il ballottaggio è come i playoff: si riparte da zero, consapevoli di dover giocare una partita molto diversa dal primo turno”.

Non è strano nemmeno che le prime informazioni sui social di Possamai siano il suo ruolo governativo, la sua età ed il fatto che è “Tifoso del LR Vicenza da quando ho memoria”.

Ovviamente sarebbe malizioso e falso pensare che il tifo sia strumentalizzato unicamente per guadagnare voti, ma volutamente o meno è un fattore che può influenzare, soprattutto a Vicenza, la percezione che le persone hanno dei propri rappresentati.

Gesti semplici, simboli, colori, frasi, citazioni, tutto è utile quando si è in campagna elettorale, ed in un momento storico di disaffezione politica ed immediatezza dei messaggi il calcio ed il tifo è la via più semplice per arrivare alla pancia ed il cuore della gente.

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