L’età della post-verità

L’età della post-verità

Per cominciare spieghiamo cosa si intende con post-verità, ovvero un concetto che si riferisce a una situazione in cui le emozioni, le opinioni e le credenze personali influenzano più della realtà dei fatti nel determinare l’opinione pubblica e le decisioni. In altre parole, in un’epoca di post-verità, le persone tendono a credere in ciò che conferma le proprie convinzioni, anche se le informazioni sono false o distorte.

Il termine è diventato popolare durante eventi politici e sociali recenti, come le elezioni, dove spesso si diffondono notizie false (fake news) che alimentano paure o ideologie preesistenti, distogliendo l’attenzione dai fatti concreti. In questo contesto, le emozioni prevalgono sulla razionalità e sulle prove, e le narrazioni vengono costruite in base a ciò che suscita una reazione emotiva forte piuttosto che a ciò che è oggettivamente vero.

Quando diciamo che viviamo in un epoca fortemente influenzata dalla post-verità sono diversi i motivi, molti dei quali sono legati alla diffusione di informazioni e alla manipolazione dei media.

Un esempio classico della post-verità è rappresentato dalla diffusione di fake news. Durante le elezioni, ad esempio, alcune persone tendono a credere a notizie false che confermano le loro opinioni politiche, anche se queste informazioni sono state smentite da fonti ufficiali. Ad esempio, durante le elezioni presidenziali negli Stati Uniti del 2016, si diffusero notizie false come quella che affermava che Hillary Clinton gestiva una rete di pedofilia in un ristorante. Nonostante la smentita delle autorità e l’assenza di prove, queste informazioni venivano comunque credute da molti perché coincidevano con le loro opinioni preesistenti.

Un altro esempio si trova nel dibattito sul cambiamento climatico. Anche di fronte a prove scientifiche chiare, come i dati raccolti da scienziati e dalle agenzie internazionali, alcune persone continuano a negare la realtà del riscaldamento globale. Le convinzioni personali, influenzate da ideologie politiche o economiche, spesso prevalgono sulle evidenze scientifiche. Alcuni negano il cambiamento climatico perché ciò contrasta con la loro visione del mondo o con gli interessi economici.

Il veicolo principale di questo nuovo fenomeno sono le piattaforme come Facebook, Twitter e Instagram le quali risultano come spazi dove le persone si circondano di amici e contenuti che rinforzano le loro opinioni. In una “camera dell’eco” (echo chamber), gli utenti sono esposti principalmente a opinioni simili alle loro e possono diventare più radicalizzati nelle loro convinzioni, anche se queste non sono supportate dai fatti. Per esempio, un utente potrebbe seguire solo pagine che sostengono una visione complottista e ignorare qualsiasi informazione contraria, creando così una realtà distorta che si adatta solo alla propria visione del mondo.

La post-verità si vede anche nel trattamento delle informazioni scientifiche. Per esempio, durante la pandemia di COVID-19, molte persone hanno dato più peso alle teorie del complotto o alle informazioni non verificate che alle raccomandazioni degli esperti sanitari, come quelle dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). In alcuni casi, le opinioni personali e la sfiducia nelle istituzioni hanno prevalso sulle evidenze scientifiche, portando a comportamenti rischiosi o alla diffusione di informazioni errate.

Ma perché accade ciò? Le persone tendono a credere più facilmente a ciò che risuona con le loro emozioni e convinzioni pre esistenti. Le notizie che suscitano forti reazioni emotive (come rabbia, paura o indignazione) sono spesso quelle che vengono condivise e diffuse più velocemente. Questo è un fenomeno psicologico noto come “bias di conferma”, per cui le persone cercano e accettano informazioni che confermano ciò che già credono.

Un altro fattore che alimenta la post-verità è la crescente sfiducia nelle istituzioni ufficiali (governi, media, esperti scientifici). Quando le persone non si fidano delle fonti tradizionali di informazione, tendono a cercare risposte altrove, spesso nei luoghi dove le informazioni non sono verificate e possono essere distorte. Questo ci riporta inevitabilmente alle fake news ed alle dimaniche di echo chamber, infatti i social media sono progettati per amplificare contenuti che suscitano emozioni forti, a volte a scapito della verità. Questo facilita la diffusione di disinformazione e crea bolle di filtraggio in cui le persone vedono solo ciò che vogliono vedere, non ciò che è realmente accurato.

In conclusione l’età della post-verità non significa che la verità non esista più, ma piuttosto che, in molte situazioni, la percezione della verità è influenzata più dai sentimenti e dalle opinioni personali che dai fatti oggettivi. In un mondo sempre più polarizzato e interconnesso, la post-verità sta diventando un fenomeno sempre più rilevante, con implicazioni significative per la politica, la società e la cultura.

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