She Whispers, suoni dal passato, musica eterna, pensieri senza tempo, e vogliamo raccontarvi oggi un’altra piccola pagina di musica nell’ambito del percorso musicale di She Whispers
Marina e Alberto hanno realizzato una puntata dedicata ai sottogeneri musicali con nomi bizzarri ma da ripescare. E oggi si parla di ACID JAZZ.
Mentre ci sono sonorità più adatte al lugubre inverno e altre invece rinfrescanti e perfette per il torrido caldo agostano, il sottogenere odierno è, al contrario, molto trasversale. E la sua peculiarità risiede proprio nel suo riuscire a farti rilassare ma contemporaneamente ballare: pezzi musicali che puoi ascoltare ovunque.
Cominciamo a vederne storia e caratteristiche distintive. Innanzitutto, dove siamo e quando? Il luogo, come spesso accade, è la Gran Bretagna, precisamente Londra. Il periodo è la prima metà gli anni 80. E’ lì che in quel momento divampa un miscuglio eterogeneo che unisce radici spesso considerate agli antipodi e difficilmente accomunabili tra loro: jazz, funk, dance, soul, elettronica, rock, musica latina e hip hop. Un concentrato impazzito di contaminazioni dalla cui fusione prende vita il protagonista di oggi: il cosiddetto “Acid-Jazz”.
Dunque, prima di tutto non facciamoci spaventare dalla parola “jazz” perché in realtà si tratta di brani molto accessibili, che ascoltiamo quotidianamente in radio, a volte senza nemmeno rendercene conto.
Chi ama questo tipo di musica predilige ascoltarla dal vivo, dove si possono apprezzare lunghe e fantasiose improvvisazioni che conducono l’ascoltatore in una spirale ipnotica di sensazioni, ma anche solo l’ascolto, ponendo attenzione alla fluidità delle varie strumentazioni , alle sequenze di tastiere, chitarre, contrappunti di drums e di basso, alla percezione della musicalità e della libertà concessa agli strumenti, lasciando alle parole un ruolo di contorno, può portare ad una energia che potremmo definire “comunicativa”
Vogliamo proporre il primo brano di oggi così ci facciamo un’idea?
Un salto negli USA per scoprire gli Steely Dan, anticipatori negli anni settanta di questa fusione di generi musicali, con Donald Fagen alla voce e tastiere e Walter Becker alla chitarra e basso che danno vita con strutture ritmiche e armoniche tipiche del jazz contrappuntate dal groove di basso e batteria e completate da chitarre rock , fraseggi di fiati per raggiungere questo particolare, inconfondibile e piuttosto sofisticato stile musicale. Si inventano il mu maggiore, conosciuto anche come accordo degli Steely Dan, che in sostanza è un rivolto di un accordo di nona maggiore, vale a dire cambiando le varie disposizioni possibili in cui le note possono essere ordinate in un accordo. Tra i tanti brani degli steely Dan proponiamo “Peg”, pubblicato alla fine del 1977 , tratto dall’album “Aja”
Ritorniamo alle origini britanniche e andiamo a scoprire il James Taylor Quartet, un gruppo poco conosciuto pur essendo in attività dal 1985 ma di grande talento e capacità musicali tipiche dell’Acid Jazz , dove James Taylor è un suonatore di Hammond ,accompagnato da David Taylor alla chitarra elettrica, Gary Crockett al basso elettrico e Neil Robinson alla batteria. Forse poco conosciuti dal punto di vista discografico perchè il gruppo ha sempre dato più risalto ai concerti dal vivo, dove molte volte si accompagnano a delle sezioni di fiati e riescono a farsi molto apprezzare proprio per le loro capacità strumentali e per questo proponiamo una loro performance live al Blue Note di Milano dove l’hammond di James Taylor suona con una grande intensità che ricorda per certi versi il grande Brian Auger in “Season of the witch
E a proposito di Acid Jazz come per tanti altri sottogeneri, anche in questo caso il nome ha un’origine particolare: non è che uno si è svegliato la mattina e ha deciso di punto in bianco di chiamarlo così. Questo in particolare deriva dal nome di un’etichetta discografica fondata da due DJ londinesi, la “Acid Jazz Records” appunto, che aveva iniziato a operare sul mercato nel periodo in cui in Inghilterra andava di moda una dance dall’atmosfera “acida”, che per questa ragione veniva chiamata Acid-House. Ecco, per scherzo i due dj hanno dato vita alla loro etichetta, pubblicando dischi di stampo jazz ma con l’idea di aggiungere la parolina magica “Acid”.
E come ci può dimenticare di quelli che sono tra i principali esponenti di questo genere musical, i Jamiroquai, gruppo britannico formatosi a Londra nel 1992 che si identificano nel cantante Jason Kay che sul palco fa rimbalzare questa musica contaminata di soul, disco music e dance in maniera notevole, e che proponiamo dal live a Verona 2002 con una spettacolare performance di “Bad Girls” sotto la pioggia di Jason Kay e della band che vale la pena di essere rivissuta.
Terminiamo con una citazione italiana perché anche a casa nostra ci sono da scoprire dei veri o propri talenti, famosissimi nell’ambiente…meno per le grandi masse ma assolutamente da ascoltare ed apprezzare : parliamo dei Link Quartet, un gruppo di Pavia, composto da Paolo Negri all’organo hammond, Renzo Bassi al basso, Marco Murtas alla chitarra elettrica, Andrea Corti alla batteria.
Abbiamo scelto questa secret session, realizzata in occasione dei 25 anni della band, in particolare il brano “Move Move Move “, anche qui con tante reminiscenze di Brian Auger e quell’accordo strisciato con il palmo della mano sinistra quasi ad allungare il suono di Paolo Negri, ben supportato dal basso Fender di Renzo Bassi e dalla Gibson di Marco Murtas
Abbiamo voluto raccontarvi un’altra piccola pagina di musica nell’ambito del percorso musicale di She Whispers e potrete seguire le nostre puntate nel palinsesto di LP Network Web Tv, sul canale youtube di LP Network, e su TVA Vicenza martedì alle 17,30.
Perchè… Musica es cultura
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