In questi giorni ma sopratutto in questi ultimi anni dove la violenza contro le donne è emersa in maniera clamorosa e devastante abbiamo trovato all’interno del nuovo libro presentato in questi giorni da Luciano Zanini “Anni ’90 tra Berici e dintorni” un articolo dello stesso autore proprio su questo argomento, ma attenzione alla data : 1992 !!!
Riportiamo più sotto l’articolo di Luciano Zanini ponendoci però questa domanda : ma quanti anni sono passati ? Ben 32
E da allora cosa è stato fatto ? Ci vien da dire molto poco, se la denuncia dell’epoca di Zanini riportava soprattutto il fatto che altri casi fossero successi e non denunciati !
Ma quali sono le ragioni più profonde che ci portano oggi ad avere preso coscienza del problema? L’attività di associazioni e media ha avuto di sicuro la sua importanza ma per affrontare alla radice la problematica forse bisogna iniziare a rendersi conto che, se qui ci ha portato appunto la conoscenza dell’esistenza dei fatti accaduti, ora il passo successivo e forse più importante è andare alla radice e andare a ricercare i vari aspetti che portano ad una serie di violenze che travalicano ormai quello prettamente fisico e giungono anche a quello psicologico di chi arriva a compiere queste tragedie ma anche di chi le subisce prima, durante e dopo.
Parliamo di insegnare la tolleranza ? Ma non possiamo soffermarci alla definizione che ne dà il vocabolario della lingua italiana o a quella inserita nell’art 1.1 della dichiarazione dei principi degli stati membri dell’ONU per l’educazione e la cultura, bisogna andare oltre . Tolleranza, non vuol dire né buonismo, che alla fine può diventare deleterio, né sopportazione , né condiscendenza né compiacenza, ma invece significa non accettare l’ingiustizia sociale senza rinunciare alle proprie convinzioni, tolleranza non è indifferenza o mancanza di opinione, ma è il riconoscere che vi sono modi di pensare diversi dal proprio ed assumere nei loro riguardi un atteggiamento di rispetto sia verso il prossimo riconoscendone i diritti , la dignità e il valore di ciascuno delle persone che ci circondano anche riconoscendone i vari limiti. Ma ancora prima, e per averlo verso gli altri, bisogna avere rispetto verso se stessi iniziando a conoscersi, come dice la frase di Socrate “Conosci te stesso” ( γνωζε ςεαυτον) incisa sul fronte del tempio di Apollo a Delfi , per riconoscere soprattutto i propri limiti.
Febbraio 1992 – Un altro episodio di oltraggio è avvenuto in quel di Mossano ai primi di gennaio, ma i casi non denunciati sono numerosi, più di quanto si pensi
Nei primi giorni di questo nuovo anno si é verificato un altro episodio gravissimo di violenza carnale nel nostro Bassovicentino. In quel di Mossano, verso le 18,30, una donna stava rincasando a bordo del proprio ciclomotore, come ogni sera. D’improvviso si é trovata la strada sbarrata da un tronco d’albero, messo lì volutamente. Non le é rimasto che scendere dal mezzo, per superare l’ostacolo, apparentemente casuale. E invece, dall’oscurità spuntava un individuo col volto coperto da passamontagna che assaliva la poveretta, trascinandola lì presso per poi compiere atti di violenza carnale. A scriverla pare una cronaca fredda, burocratica. In realtà si tratta di un crimine che non esitiamo a definire tra i più gravi di cui un uomo si può macchiare nei confronti di una donna. E sebbene di tali gravissimi episodi si legga spesso sui giornali e le cronache par-lino di un fenomeno, quello della violenza carnale, diffuso a macchia d’olio nelle città italiane ed in tutto il mondo, purtuttavia queste notizie non ci lasciano indifferenti. Non possono e non debbono lasciarci indifferenti. E d’altra parte quest’ultimo recentissimo fatto non é per nulla isolato, neanche da noi. In questi ultimi tempi ne sono successi diversi nella nostra zona. Quelli resi noti si possono contare sulle dita di una mano, almeno stando alle cronache di casa nostra. Ma si dà il caso – ed è trapelato ufficiosamente da fonti attendibili – che quelli realmente avvenuti siano stati un po’ più numerosi e di essi non si é saputo nulla. Nulla nel senso che le vittime del grave delitto hanno ritenuto di non sporgere denuncia, perché il fatto è di portata tale da comportare effetti più devastanti a livello di immagine personale o familiare che non come riflesso fisico e morale sulla propria persona. In sostanza di fronte alla possibilità di denunciare l’accaduto, c’è sul piatto della bilancia il peso della pubblicità poco gradita, del chiacchierare della gente che spesso può esse-re velenoso. Dico spesso perché non si deve far di tutta un’erba un fascio, ma é anche vero che tante persone preferiscono subire piuttosto che essere compiante. Dunque un problema nuovo si affaccia anche da noi. Il caso più eclatante di quella giovane signora di Cagnano che ha subito violenza, l’ha denunciata e poi ha sfidato opinione pubblica e soprattutto la terribile burocrazia italiana per ottenere una seppur minima soddisfazione, quale il rimpatrio del suo violentatore albanese, può essere assunto ad emblema di donna di grande dignità, fermezza e coraggio. Doti queste messe a dura prova visto che il violentatore ha trovato tempi e modi per presentare appello alla decisione di espulsione adottata su intervento del ministro della Giustizia Martelli ed é riuscito a rimanere in Italia, o peggio sul luogo del delitto, sino a pochi giorni orsono. Ora, grazie a Dio la sentenza é risultata inappellabile e con essa anche l’espulsione é divenuta definitiva. Ecco dunque un esempio da additare, una persona da ammirare. Ci auguriamo che nessuna donna debba subire la benché minima violenza, nè qui né altrove. Purtroppo questi crimini non possono escludersi neanche da noi. E allora? Nessun consiglio, per carità, il problema é di tale delicatezza che ci guardiamo bene da formulare valutazioni. Solo che – e questo bisogna dirlo -non denunciare tali fatti significa coprire chi si macchia di infamia e garantire loro una comoda impunità, foriera magari di altri delitti. E l’ultimo grave episodio non é così lontano nel tempo ma risale come detto, ai primi giorni dello scorso gennaio.
Luciano Zanini
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