IL DOVERE PRIMA DEL DIRITTO

IL DOVERE PRIMA DEL DIRITTO

di Mario Giulianati

Ho notato, da tempo immemorabile, che si parla e si discute, ci si accapiglia, a tutti i livelli, per sottolineare l’importanza di un diritto ma quasi mai quello di un dovere. Traggo dalla Costituzione tre articoli e cerco di leggerli sotto il doppio profilo. Prendo, dai “Principi Fondamentali” l’art 3: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.” In pratica è un articolo che nei due capoversi che lo compongono ribadiscono anzitutto la uguaglianza di tutti i cittadini. Se è affermato così un diritto, viene contemporaneamente affermato che tutti hanno il dovere di rispettare gli altri. Mi domando allora che senso ha la pretesa di sottoscrivere una dichiarazione di “antifascismo” là dove il cittadino (non suddito) con dichiarato rispetto della Costituzione, nel pieno dei suoi diritti/doveri, richiede, ad esempio la possibilità di utilizzare un plateatico – Pretendere da una qualsivoglia amministrazione pubblica, una dichiarazione del genere è una prevaricazione e, contemporaneamente, una mancanza di rispetto alla Costituzione. Non ho mai, nella mia lunga esistenza, sentito che un atto ufficiale richieda una affermazione del genere, ma, al più, una accettazione o addirittura il giuramento sulla Costituzione. Mi fermo sull’art. 11 che recita: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.” E’ un articolo che viene spesso ricordato dai più o meno sinceri pacifisti che si limitano a citare le prime parole del testo, ovvero “L’Italia ripudia la guerra”. Un inizio importante ma per una corretta lettura è altrettanto importante coniugare per esteso il testo. Altrimenti ci si dica che cosa ci starebbe a fare l’art.52 che ci ricorda “La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino. Il servizio militare è obbligatorio nei limiti e modi stabiliti dalla legge. Il suo adempimento non pregiudica la posizione di lavoro del cittadino, né l’esercizio dei diritti politici. L’ordinamento delle Forze armate si informa allo spirito democratico della Repubblica.” Ricordiamoci che il Presidente della Repubblica   è     il comandante supremo delle forze armate italiane. Attualmente il servizio militare obbligatorio è sospeso, ma non annullato. Rimane intatto il principio del dover difendere la patria. E’ da augurarci che non vi sia mai la necessità di prendere la armi e che ogni vertenza internazionale si affronti e si risolvi con accordi tramite la Diplomazia, ma i Padri Fondatori, che sempre affermiamo essere stati dei “saggi” hanno ritenuto di scrivere anche questo articolo perché la “pace” è una conquista costante e quindi deve essere difesa costantemente. Concludo con la trascrizione dell’art. 121 che appartiene al Titolo V relativo ai Comuni, Province, Città Metropolitane, Regioni e Stato. Recita:” Sono organi della Regione: il Consiglio regionale, la Giunta e il suo Presidente. Il Consiglio regionale esercita le potestà legislative attribuite alla Regione e le altre funzioni conferitegli dalla Costituzione e dalle leggi. Può fare proposte di legge alle Camere. La Giunta regionale è l’organo esecutivo delle Regioni. Il Presidente della Giunta rappresenta la Regione; dirige la politica della Giunta e ne è responsabile; promulga le leggi ed emana i regolamenti, conformandosi alle istruzioni del Governo della Repubblica.” E’ solo una questione di linguaggio ma è diventato ormai uso comune che il termine “Presidente” riferito alle Regioni, sia sostituito dalla parola “Governatore” – La usano i mass media, anche quelli statali, la gente comune, gli stessi Presidenti di Regione. Non tutti e non sempre, ma accade spesso. Non riesco a comprendere la ragione di questa alterazione che ignora il dettato costituzionale, dimentica che quando si va a votare  non è scritto “governatore” sulla scheda , ma “presidente”- La mia è una domanda che   parte anche dal fatto che in Italia, nelle istituzioni pubbliche, il termine  “governatore” riguarda una sola figure istituzionale , ovvero il Governatore della Banca d’Italia. La Costituzione parla chiaro e dice che uno degli organi della Regione è il “Presidente”. Che senso ha definirlo governatore?

foto “La Costituzione antifascista è salva. Viva la Costituzione – La Città Futura”

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