
Dopo la cerimonia di insediamento del neo presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, si sono accesi numerosi dibattiti e polemiche. L’immagine simbolo che ha fatto il giro del mondo è senza dubbio quella di Elon Musk, uomo più ricco al mondo, principale sponsor della campagna di Trump, patron di X e Tesla, nonché neo DOGE. Musk, infatti, si è mostrato in una foto con il braccio teso verso la folla trumpiana, suscitando forti reazioni. Per capire meglio chi sia Musk, va ricordato che DOGE è l’acronimo di Department of Government Efficiency, ovvero il “Dipartimento per l’efficienza governativa”, istituito da Trump per rendere più rapidi e funzionali i processi burocratici. Musk ha dichiarato che prevede un licenziamento del 50% del personale statale per lasciare spazio a una maggiore automazione tramite intelligenza artificiale. Curiosamente, il valore di DOGEcoin, la criptovaluta spesso promossa da Musk, è aumentato del 20% dopo l’annuncio di questo nuovo dipartimento.

Ma al di là di queste questioni politiche ed economiche, in questo articolo vogliamo concentrarci su un aspetto che ha suscitato grande discussione: la storia del saluto romano, diventato un simbolo così divisivo e controverso. In realtà, è stato ampiamente dimostrato che il famoso gesto con il braccio teso non è mai stato usato nell’Antica Roma. Un esempio chiave è la Colonna Traiana, un’opera straordinaria che celebra la vittoria di Roma sui Daci. Ebbene, anche in questa celebre rappresentazione storica non si trova traccia del saluto con il braccio teso che oggi viene comunemente associato ai soldati romani.

Dunque, dove nasce realmente questo saluto? In realtà, il “saluto romano” è riconducibile a un gesto utilizzato negli Stati Uniti durante il giuramento di fedeltà alla bandiera, il cosiddetto “Bellamy salute”, ideato da Francis Bellamy nel 1892, autore del famoso Pledge of Allegiance (giuramento di fedeltà alla bandiera). Questo saluto veniva fatto alzando il braccio teso in direzione della bandiera. Tuttavia, nel 1942, durante la Seconda Guerra Mondiale, il presidente Franklin D. Roosevelt lo rimosse ufficialmente, poiché il gesto stava cominciando ad essere troppo associato ai regimi autoritari, come quello fascista e nazista.
Ma il vero “padre” del saluto romano moderno è, curiosamente, Gabriele D’Annunzio. Fu lui, infatti, a rappresentare il saluto fascista nel film “Cabiria” (1914), che si ispira anche al celebre quadro di Jacques-Louis David, “Il giuramento degli Orazi”, dove un gesto simile viene usato in un contesto di fedeltà e sacrificio. Sebbene il gesto non fosse mai stato realmente usato nell’Antica Roma, D’Annunzio lo associò all’idea di potenza virile e sacrificio. Successivamente, nel 1925, Mussolini adottò questo saluto come simbolo del regime fascista, legandolo in maniera inconfondibile alla sua ideologia.

A questo punto, arriviamo ai giorni nostri, con l’incredibile ritorno del saluto romano attraverso figure come Donald Trump e Elon Musk. Dopo l’insediamento di Trump, in cui Musk ha esibito il braccio teso, il saluto ha assunto nuove connotazioni, diventando un simbolo ancora più divisivo, soprattutto nel contesto delle politiche autoritarie e dell’influenza di Musk nel mondo tecnologico e delle criptovalute.
In conclusione, il saluto romano non è mai stato un elemento caratteristico della Roma antica, ma piuttosto una costruzione moderna, legata a eventi storici come il fascismo e il nazismo. La sua riscoperta in contesti contemporanei, come quelli legati a Trump e Musk, dimostra come i simboli e i gesti possano subire trasformazioni radicali nel corso della storia, assumendo significati completamente nuovi, spesso controversi e divisivi.
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