NO ALLA VIOLENZA SULLE DONNE

NO ALLA VIOLENZA SULLE DONNE

Gli atti di violenza sulle donne spesso nascono all’interno di una cultura sbagliata o di una mentalità piena di pregiudizi antichi. Quanto è importante l’educazione dei ragazzi nella prevenzione dell’acquisizione di attitudini tribali e violente nelle relazioni familiari o amicali?

Ne abbiamo parlato con l’avv. Luisa Trivella avvocato civilista, mediatrice familiare e con la dott.ssa Alice Xotta sessuologa, psicoterapeuta.

Purtroppo il più delle volte accade che si aspetta sempre l’evento drammatico, prima di riflettere su di una adeguata prevenzione – sostiene la dott.ssa Xotta –  L’educazione gioca un ruolo importantissimo, sia per coloro ai quali è dedicata, sia per coloro che sono chiamati ad erogarla. Ad esempio la violenza intra domestica rappresenta un pabulum psicologico alquanto pernicioso per possibili futuri comportamenti violenti da parte di chi la subisce in età evolutiva. Molto più subdoli sono gli stereotipi e i pregiudizi, che apparentemente rimangono a livello verbale o culturale, mentre poi si rivelano degli alibi potentissimi nell’auto giustificazione di atteggiamenti violenti.

Nel caso di una situazione di violenza domestica reiterata, che vede spesso le donne come vittime preferenziali, quali sono gli strumenti difensivi che le norme concedono?

 “Tutti gli operatori del settore sanno bene quanto sia difficile e delicato prendere provvedimenti in situazioni di reiterata violenza domestica – dice l’avv. Trivella – Gli interventi richiedono tempo ed un programma educativo che porti alla consapevolezza della gravità della situazione, proprio da parte delle vittime. Vi sono dei centri di assistenza che possono aiutare le donne che si trovano in queste difficili situazioni. Specificatamente esistono dei centri anti violenza, ma direi anche i Pronto Soccorso, dotati di personale formato sia dal punto di vista sanitario che psicologico, sono attrezzati per accogliere e gestire tali tipi di emergenze. Queste strutture sono sempre in grado di fornire aiuto, informazioni, supporto ed indirizzi pratici di comportamento.

In molti casi di situazioni di pericolo per l’integrità fisica e psicologica dei soggetti deboli, è opportuno l’intervento delle forze dell’ordine e l’avviamento di azioni legali di tutela nei confronti di chi mette in atto le violenze. Una denuncia-querela può essere lo strumento più rapido per mettere in moto dei provvedimenti che creino sicurezza all’interno delle mura domestiche. In ogni caso le vittime possono ricorrere al supporto dei centri anti violenza.”

In che senso è importante la ‘consapevolezza’? Subire una violenza dovrebbe essere già di per sé un dato di fatto evidente per le vittime.”

 “Non sempre! Talvolta la violenza si instaura lentamente e poi sempre più ferocemente – risponde la dott.ssa Xotta – in molti casi facilitata da un atteggiamento della vittima che tende a minimizzare gli eventi, oppure addirittura ad accettarli come normali all’interno della vita familiare. Molte donne rimangono imprigionate in un ciclo di perpetuazione della violenza, se non sempre fisica, anche di tipo psicologico, nello scenario in cui l’uomo reagisce all’inizio con una esasperazione della tensione dialettica, fino a trascendere nella violenza effettiva, fatta di insulti, ricatti economici, violenza fisica o anche esasperate pretese sessuali, che spesso assumono i connotati di una vera e propria violenza sessuale. Un concetto che ancora oggi stenta a farsi strada è quello del consenso nelle pratiche sessuali, al di là del sigillo matrimoniale. Talvolta anche la donna-vittima si assoggetta a questo modo di pensare, francamente tribale. Spesso la trappola si perpetua con alternanti fasi di violenza ed apparenti riappacificazioni, come avviene con le cosiddette ‘lune di miele post violenza’, durante le quali il carnefice chiede perdono e promette dei cambiamenti radicali nella propria condotta, che non si avvereranno mai.”

Come possono riuscire a gestire tali situazioni delle donne che magari rivestono il ruolo di casalinghe, del tutto dipendenti economicamente dal marito?

“Innanzitutto la figura della donna che ha in carico l’accudimento della prole è garantita dalle norme – prosegue l’avv. Trivella – Si tratta di un suo diritto essere appoggiata economicamente dal produttore di reddito, se esso è l’unico. Molto importante inoltre è educare le donne verso un atteggiamento di tolleranza zero verso la violenza, sia fisica che psicologica. Non aspettare che gli episodi di violenza si reiterino, non sperare in improbabili cambiamenti di condotta da parte di un partner violento. Una violenza non fermata all’inizio equivale alla certezza della reiterazione del comportamento deviato. Alla prima violenza è bene rivolgersi già ad un centro specializzato e mettere in atto tutti i passi giudiziari previsti dalle leggi, per tutelare se stesse e i figli.”

 “E’ facile per una donna, madre di famiglia, denunciare il proprio partner?”

Non è facile, ma è l’unica strada possibile per preservarsi e preservare i figli da future violenze assistite – sostiene la dott.sa Xotta –  Il vissuto psichico di queste donne è veramente drammatico. Esse si trovano sottoposte a dei conflitti interni tra il sacrosanto diritto a preservarsi dalle violenze e quello di voler salvare l’integrità della famiglia, nonostante che in questi casi essa appaia già oggettivamente compromessa. In ultima vi è sempre l’irreale speranza di poter recuperare a miti consigli un partner violento. Un’eccessiva accondiscendenza nel perdonare o minimizzare comportamenti violenti o addirittura sentirsi in colpa, per aver provocato l’ira del violento, sono atteggiamenti negativi e alquanto pericolosi, in quanto inducono una falsa sicumera di impunità nell’attore dei comportamenti brutali.”

“Perché certe donne si scelgono dei partner violenti?”

 “Ovviamente non si tratta di scelte razionali e consapevoli. Probabilmente sin dalle fasi delle prime frequentazioni o del successivo innamoramento- continua la dott.ssa Xotta –  la conoscenza non è stata sufficiente o forse già in embrione il soggetto debole aveva assunto degli atteggiamenti eccessivamente accondiscendenti. Ovviamente ciò non giustifica in nessun modo dei comportamenti aggressivi da parte del partner. Talvolta la tendenza alla conservazione dello status quo, nel nostro caso dell’integrità della famiglia, l’attaccamento al partner, indipendentemente dai suoi comportamenti irrispettosi, non si manifestano in occasione della formazione della coppia amorosa, talvolta si tratta di una modalità di attaccamento relazionale che riscontra un’origine antica, magari nella famiglia di origine, nell’attaccamento verso i genitori o verso le figure di riferimento affettivo. L’intervento psicologico ristrutturante deve quindi smontare e rimontare qualcosa di arcaico, sepolto nelle profondità della psiche. Lavoro importante e faticoso, ma non rinviabile in nessun caso. Tale lavoro di vera e propria ‘rinascita’ è spesso eccessivamente gravoso per il soggetto che deve metterlo in pratica, ecco allora l’importanza, per questi soggetti fragili, del supporto di personale preparato e della predisposizione di una vera e propria tutela legale.”

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