Quel Paolo

Quel Paolo

È stato inaugurato in viale Torino, il murale dedicato a Paolo Rossi, realizzato sulla facciata della torre Everest, l’edificio più alto della città, dal celebre street artist brasiliano Eduardo Kobra. L’iniziativa è stata organizzata dall’associazione culturale Wallabe e dall’azienda vicentina Imprendo, in ricordo del grande calciatore che vestì la maglia del Lanerossi e che, proprio oggi, avrebbe compiuto 68 anni.

«L’edificio più alto della città da oggi sarà dedicato per sempre a Paolo Rossi – le parole del sindaco di Vicenza Giacomo Possamai, presente all’inaugurazione -. Nel giorno del suo compleanno, poi, ha un valore speciale per Vicenza e per i vicentini. Siamo veramente contenti. È stato un percorso lungo e pieno di ostacoli, ma è bello essere arrivati fino in fondo. Oggi tutta la città è in festa, perché abbraccia quello che è stato uno dei suoi più grandi campioni».

Ecco la notizia di oggi ma quel Paolo vicentino del 1976/77 per chi l’ha vissuto non si può dimenticare, quel Paolo genuino e sbarazzino che aveva conquistato la città dai più giovani ai più anziani, quel Paolo che emanava dalla sua persona il vero affetto di tutta una città, quel Paolo con la sua aria scanzonata da “bravo ragazzo”, quello che tutte le mamme vorrebbero avere, insomma “el bon toso” sempre disponibile con tutti, quel Paolo dal sorriso sempre sulle labbra e che vedevi anche da un microfono di una radio , quel Paolo che conduceva a Vicenza Radiostar la trasmissione “Fuoricampo” e che aveva come ospiti tutti i più grandi nomi di quell’epoca calcistica, quel Paolo che a Sandro Ciotti si rivolge sorridendo e dicendogli un po’ malizioso” una domandina sul mio Vicenza”, quel Paolo che a Roberto Bettega che lo incita a ritrovare l’entusiasmo risponde “lo credo anch’io”, quel Paolo con cui andavi a cena il sabato sera prima delle partita casalinga perché G.B. Fabbri non faceva i ritiri e che, sempre tra una risata e l’altra ti spiegava chi era l’avversario che avrebbe incontrato sul campo il giorno dopo, quel Paolo che a casa di amici insieme a Gustav Thoeni, vedendo un filmato delle sue medaglie sugli sci diceva ridendo “Gustav devo imparare da te a fare lo slalom tra gli avversari come tu lo fai con i paletti”, quel Paolo che G.B. Fabbri nominava praticamente in tutti i dopo cena, dopo aver disegnato con un coltello sulla tovaglia la sua tattica di gioco e concludeva dicendo “Galli dà palla a Salvi, lui la dà a Faloppa e poi a Cerilli, palla in mezzo… poi tanto ci pensa Paolino”, con quel suo accento emiliano romagnolo, quel Paolo biancorosso che è rimasto nel cuore di tutti e che ancor oggi per il suo compleanno fa sgorgare qualche lacrima.

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