L’arcano di tarocchi che corrisponde al numero 1 è il mago, o il bagatto in alcuni mazzi. Si tratta della lama legata più di ogni altra ad un nuovo inizio, non solamente in ambito materiale. Dei particolari, analizzati spesso da chi si occupa di tarologia, sono una serie di oggetti presenti su un tavolo: spesso si tratta di riferimenti ai 4 semi delle carte: spade, denari e coppe, più una bacchetta a rappresentare il bastone, stretta in mano al mago stesso. Come ci sarà modo di approfondire, la presenza di questi 4 elementi è citata in più lame degli arcani maggiori ed è rappresentativa di una serie di corrispondenze, tra cui gli elementi naturali classici (terra, acqua, aria e fuoco) e gli ambiti della vita. Questi elementi sono rappresentativi di come il tarot sia un linguaggio coerente in se stesso, che si esprime attraverso rimandi, imitazioni, icone che dialogano tra di loro anche quando non sono vicine in una lettura. In alcune versioni dei tarocchi di Marsiglia sono presenti sul tavolo anche dei dadi, che possono rimandare al concetto di Caso o di Fato, segno dell’imprevedibilità del destino. Tale elemento, tuttavia, potrebbe anche suggerire che sia lui stesso a giocarvi, traendone la sorte per se stesso, per il mondo, o per la storia umana.

″Il Bagatto″ in una versione dei tarocchi marsigliesi
“Bagatto“, le Bateleur in francese, si traduce da questa lingua come “il ciarlatano” o “il giocoliere” ed è la prima carta in assoluto – o secondo alcuni, la prima carta che segue a Le Mat, il Matto, che non ha numero. Si tratta di una figura ambigua, astuta, prona all’inganno, ma al contempo ricca di sapienza, basti pensare che nei mazzi di derivazione inglese viene chiamato “Il Mago”. In entrambi i casi però abbiamo a che fare con una figura che non è certo dica la verità. Il ciarlatano mente per professione, e il mago non è detto che non sia un illusionista. Un ulteriore significato è quello di artigiano, e questo fa riflettere: e se il ciarlatano non mentisse, ma creasse, invece, la sua realtà (o addirittura la realtà in generale)? Lo stesso mago, tradizionalmente, applicando il logos creatore, compie la stessa arte.

″Il Mago″ Rider Waite Tarot
In le mond primitif Court de Gebelin tratta il bagatto come principio primo, affermando che, in quanto l’universo sarebbe un grande gioco di prestigio, il suo creatore sarebbe dunque un abile prestigiatore, e dunque la natura delle cose e la successione degli eventi altro non sarebbero che un gioco illusionistico creato per diletto, di cui altro non siamo che balocchi di apparenze, creati dal prodotto di forze a noi sconosciute. Da questo punto di vista egli sarebbe dunque il punto di inizio dell’universo, una sorta di dio o motore immobile aristotelico. Ma egli sarebbe anche il principio da cui tutto deriva anche all’interno del nostro microcosmo, un fanciullo eternamente giovane e giocoso che ricorda a tratti Dioniso, a tratti Hermes. Il mago, o il bagatto, infatti, in una lettura potrebbe indicare una personalità ambigua, forse ingannatrice, ma profondamente intelligente, a tratti puerile.
Tra coloro che si occupano di tarologia è piuttosto comune la tesi che il bagatto stia ordinando gli elementi disposti sul tavolo (che ve ne siano illustrati 4 o una moltitudine). Questo implicherebbe degli ulteriori livelli di lettura, anche in fase di stesa. Per esempio, il consultante potrebbe trovarsi in una situazione di “riorganizzazione” interiore, o viene chiamato a occuparsi della propria interiorità, equilibrandosi interiormente. Questo potrebbe suggerire un monito o una lezione di vita: secondo questa prospettiva la creazione non sarebbe un atto ex nihilo (dal nulla), ma una riorganizzazione di un caos primordiale, similmente a come avviene in moltissimi miti dell’antichità.
Il bagatto in una lettura introspettiva
Il bagatto, come anche la luna, potrebbe dare del filo da torcere in una lettura volta all’introspezione. Questo avviene per la complessità dei simboli presenti e per i tuoi molteplici significati, che spesso sfumano l’uno nell’altro. Tuttavia, il bagatto è più di ogni altra la carta dell’autodeterminazione. Egli richiama al principio, molto in voga nel medioevo e nel rinascimento, del microcosmo (l’anima umana) che influenza il macrocosmo (l’universo), che è inscritto coerentemente in esso e, in modo molto ottimista, può agire per modificarlo a suo piacimento. La sua presenza in una lettura può portarci a riflettere sul nostro ruolo nel mondo, sulla nostra volontà, sugli elementi che dobbiamo rimettere in ordine nella nostra vita per influenzarla al meglio. In tarologia, questa carta è spesso legata all’idea di prendere in mano le redini del proprio destino, agendo con consapevolezza e intenzione. Il suo lato ombra, invece, porta alla riflessione sul tema della autosuggestione, dell’inganno e dell’autosabotaggio, riportandoci a chiederci se stiamo seguendo la nostra intima volontà o se stiamo ubbidendo ad un’imposizione esterna, sociale o personale.
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