Stiamo vivendo da qualche anno quello che forse, e purtroppo, è un nuovo corso della nostra vita, un mondo pieno di affanni, di tumultuosi mutamenti dove sembra che la malvagità, la cattiveria, il cinismo politico, gli scontri religiosi stiano avendo il sopravvento sulle regole, sui princìpi fino anche sugli affetti, in quella che potremmo definire in maniera più ampia sulla Virtù, che finora avevano regolato la nostra maniera di vivere.
Andiamo a rileggere in questa ottica il testo, ed. La Locusta, tratto da una conferenza tenuta presso la Fidapa di Vicenza il 14 maggio 1975 da un uomo eccelso, Giuseppe Faggin, docente di filosofia, intellettuale di grandissimo spessore, cittadino benemerito cui furono consegnate le chiavi delle città di Vicenza a metà degli anni ottanta, e a cui tra l’altro è stata intitolata una nuova strada di Vicenza, grande pensatore e insegnante che sapeva infondere importanti tracce nel pensiero e nell’etica personale di quanti hanno avuto la fortuna di esserne a contatto.
Riletto con attenzione oggi appare di grande attualità con i suoi contenuti etici, religiosi, a volte mistici a volte gnostici, dove arte e teologia, realtà e pensiero si mischiano con grandissime intuizioni che ti obbligano a soffermarti, a riflettere, anche a giudicare per rafforzare o abbattere anche le più personali teorie.
Abbiamo cercato di condensare e parafrasare questo trattato per far tutti partecipi di una rilettura che ci è parsa come una boccata di ossigeno in questi momenti difficili, sensibilizzare e magari accrescere la conoscenza dell’eterno dualismo del Bene e del Male secondo il pensiero di Giuseppe Faggin, illuminato professore al Liceo Classico Pigafetta di Vicenza, che al fine si potrebbe descrivere semplicemente come un grande “tracciatore di solchi” della mente e dell’anima.
DISCORSO SUGLI ANGELI
“ La formazione della Chiesa come complesso dottrinale si è realizzata nel corso dei secoli in nome dell’unità e della immobilità, che sono le caratteristiche della verità stessa. L’universo appare come un’unità compatta che si articola nei suoi ordini e nei suoi gradi ontologici, alla cui sommità domina Dio, l’uno assoluto, e all’altro estremo pullulano le indefinite forme della vita : gli angeli, i demòni, le anime umane.
La Chiesa difese accanitamente sin dalle origini, contro gli attacchi delle eresie gnostiche, l’unità, la continuità, l’armonia dell’universo e l’ordinamento della sua gerarchia, e vinse la battaglia.
Il nuovo attacco provenne dalla cultura e dalla scienza : il sapere, nell’età moderna cambia metodi, postulati, finalità ; l’uomo si colloca al centro dell’universo come unico, autentico termine della sua coscienza e della sua conoscenza ; la chiarezza matematica diventa il paradigma della certezza, la razionalità s’insedia nel cuore stesso delle cose, la legge scientifica cessa di essere l’espressione di un ordine immobile, il mondo si tramuta in un complesso di potenzialità aperte all’atto provocatorio dell’indagine scientifica: l’ordine, l’armonia, l’unità non è più l’appannaggio dell’Essere, segno della divinità,ma una meta puramente ideale mai raggiunta e mai raggiungibile.
Muta frattanto il volto politico ed economico sociale dell’Europa: si sgretolano le gerarchie delle comunità umane, la contestazione non ricalca soltanto vecchi modelli protestanti e modernisti, ma va oltre e intacca le strutture della Chiesa.
Nessuna colonna è rimasta in piedi: la concezione teologica è stata frugata, l’eticità eroica del sacerdozio è stata travolta da un’ondata di polemiche, l’ordinamento gerarchico è stato gravemente scosso dalla sommità, la liturgia è stata mutata , il culto dei santi sradicato.
Sembra che si voglia tornare al Cristianesimo primitivo e alla sua originale espressione evangelica ; i concetti cristiani di virtù, di carità, di fede, di speranza, di salvezza, di disperazione sono riveduti , non più alla luce di un rapporto verticale umano-divino, ma su un piano comunitario, di impegno sociale.
Ma indagando sulla genesi degli angeli, per capire quale sia il loro attuale destino si possono ridurre a tre i fondamentali fattori di questa genesi : un fattore linguistico ,lo splendore,l’amore ,la potenza ,la sapienza, la gloria di Dio incarnate in entità spirituali in diretto rapporto con Dio stesso; un fattore teologico-metafisico con richiami alla Grecia classica dove nel mondo culturale la teoria dei dèmoni, professata da filosofi e poeti, presenta sostanziali affinità con la dottrina degli angeli; attribuendo all’anima le ali,Platone dimostrava che il vero dèmone è l’anima e che le contraddizioni dell’esistenza possono essere superate e superate sola per opera di un’anima appassionata; per Plotino i dèmoni che hanno avuto in custodia i singoli individui umani e sono perciò paragonabili agli angeli custodi del paganesimo, in realtà stanno a rappresentare il superiore ideale etico che muove ed incalza ciascuno di noi nella sua esistenza; per Tommaso d’Aquino negli angeli si manifesta l’incommensurabile potenza di Dio, il loro numero infatti è di una infinitezza che sfugge ai calcoli del pensiero umano, l’atto
conoscitivo degli angeli si compie nell’eternità : il suo tempo è l’istante senza dimensioni; un fattore politico-sociale se pensiamo di affiancare il monoteismo al dispotismo nel determinare strutture e valutazioni, con l’angeologia che si ispira all’ordinamento statale, politico-militare e si fa sempre più antropomorfica, gli angeli occupano l’immenso spazio che si distende tra il divino monarca inaccessibile e la turba degli uomini postulanti e compiono la funzione di ministri, di messaggeri,di servitori, di intermediari e, a loro modo, anche di cortigiani.
Le arti trovarono nelle teorie teologiche e nelle strutture politiche i fondamenti delle raffigurazioni angeliche : furono raffigurati non solo con due ampie ali, ma anche con molte ali variopinte, oppure in assetto di guerra a formare divina legione, o, per rilevare la loro immaterialità, si giunse a raffigurarli come teste alate senza corpo, simboli di intelligenze purissime.
Ma quando l’angelo è raffigurato nel suo compito di messaggero di Dio non bastano le ali o il gesto delle mani : nell’angelo dell’annunciazione a Maria bisognava ricercare l’espressione più adeguata.
Perciò, nell’ambito delle arti figurative dove la parola è esclusa, bisognava ricorrere all’espressione visibile che meglio di ogni altra potesse equivalere al divino messaggio della parola. Questa espressione è il sorriso, che è il dischiudersi dell’Eterno nel tempo, l’annunciarsi del Mistero nella zona profana dello spazio, l’irradiamento di una luce spirituale : il sorriso dell’angelo conturba, rasserena, rapisce.
Ma la contestazione teologica esplosa dentro e fuori del mondo dottrinale cristiano e della Chiesa cattolica ha sottoposto a una critica inesorabile l’origine delle figure angeliche : il tramonto delle monarchie e dei colonialismi sono stati una progressiva demolizione del concetto di autorità e della sua funzione storica, il teatro espressionista ne ha distrutto, con astiosa virulenza,il prestigio tradizionale, la psicoanalisi di Freud lo ha inserito in un contesto psicologico che lo ha privato della sua aureola morale, il giovane che non riconosce più i suoi vincoli col padre una volta dichiaratosi maggiorenne,non comprende più nemmeno il significato spirituale della paternità di Dio.
Dentro queste nuove strutture, contese di diritti e rivendicazioni, non c’è più posto per i rappresentanti e gli intermediari nemmeno di un’autorità paterna, così non hanno più senso gli angeli dentro lo spazio della religione : l’uomo ha ripudiato il suo angelo custode perché sa ormai governarsi con le sue mani e la sua intelligenza.
Ma mentre gli angeli se ne sono andati silenziosamente senza suscitare né nostalgie né polemiche né rimpianti, i demòni sono restati ad ossessionare le anime.
E’ come se l’uomo, rimasto solo nella sua finitudine e creaturalità, privo del padre e di protettori, avverta intorno a sé il vuoto metafisico come una presenza minacciosa e lo senta brulicante di oscure potenze.
Diventato così una realtà personale, il Male, che è opera intrasmissibile della volontà che lo compie, si configura come un essere ontologicamente iniquo, il quale assume la consistenza di una tenebrosa potenza invincibile perché identificato a personalità inique erranti nel mondo, a satana e ai suoi accoliti.
Ed è il demonio che si considera ancora spirito immondo che penetra nel corpo delle persone umane e richiede l’intervento dell’esorcista, non l’angelo, escluso come un inutile spirito estraneo.
Estromessi dai rapporti umano-divini, gli angeli trovano ospitalità nel cuore del poeta, nel cui canto riappaiono come l’unico spazio disponibile dopo lo svuotamento dei cieli : rievocandoli il poeta interpreta il senso del mondo che ha perduto la coscienza del divino, del sacro, del mistero, e ripropone all’uomo il problema del suo destino.
Noi oggi ci ritroviamo quindi tra due mondi eterogenei e divisi : da un lato il mondo delle tradizioni, delle immagini dell’arte, del canto dei poeti, delle meditazioni dei mistici che invadono la nostra anima.
Ma l’altro mondo, col quale siamo in stretto contatto, cancella ogni rimembranza e ogni nostalgia, irride agli archetipi collettivi come a insignificanti residui mitologici, ci impone la sua immagine fatta di numeri, di equazioni, di contestazioni scientifiche e sociali.
Allora non crediamo più agli angeli e ci uniamo al coro delle irrisioni e delle derisioni e accusiamo artisti e mistici e poeti di aver ingannato per troppi secoli l’umanità e di averne consumato la più disastrosa delle alienazioni.
In realtà questo nostro atteggiamento di angoscia e di scetticismo, di rapimento e di irrisione è un po’ il paradigma del nostro atteggiamento spirituale in questa età così sconnessa e contradditoria.
Ecco perché l’affermare la realtà sostanziale e personale dei demòni è oggi un sintomo allarmante ; l’asserita esistenza di esseri diabolici porterebbe ad ammettere un tenebroso Principe del male, cioè una malvagità metafisica, protesa con impeto irrazionale a sovvertire l’ordine dell’universo e le volontà umane. Se gli angeli devono alla fine diventare simboli del Bene e della sua emanazione inesauribile, i demòni non devono e non possono in nessun modo alludere, nella mente dell’uomo, a una entità satanica.
Allontanare da noi lo spettro di Satana non vuol dire chiudere gli occhi di fronte alla malvagità umana, vuol dire solo ricondurre il male, che è concetto etico, alla sua autentica sorgente, cioè alla volontà nostra, degli uomini operanti.
In un mondo che fosse attraversato da potenze diaboliche, queste troverebbero un alibi e quelle virtuose un ostacolo insormontabile : se l’angelo può e deve rimanere il simbolo di un messaggio divino, il demònio può restare soltanto a rappresentare, non un male sostanziale, ma la nostra volontà cattiva.
E invece la nostra età ha rinnegato gli angeli dichiarando di non aver più bisogno di messaggeri celesti, e ha ribadito l’esistenza dei demòni rinnovando ad essi il suo culto e la sua dedizione. In tal modo l’uomo stesso è diventato diabolico ; ed è contro gli uomini diabolici, portatori di violenza e distruzione, non contro Lucifero metafisico e invincibile, che gli uomini di buona volontà devono combattere la loro dura battaglia umana. “
Leave a Reply