Il solstizio d’inverno è il giorno con il minor numero di ore di luce solare durante tutto l’anno, vale a dire il “giorno più corto dell’anno”.
In tutte le culture, il solstizio d’inverno è atteso come uno dei quattro eventi astronomici più rilevanti dell’anno, insieme al solstizio d’estate, all’equinozio di primavera e all’equinozio di autunno.
Per i popoli antichi e le tradizioni contadine, l’appuntamento rappresentava la vittoria del Sole sulle tenebre, dando ufficialmente inizio al periodo in cui le ore di luce ricominciavano ad aumentare a discapito del buio, pensavano che l’astro scendesse dagli Inferi per poi risalire tre giorni dopo (i tre giorni di buio secondo le antiche tradizioni) e rinascere il 25 dicembre.
Si parlava di Dies Natali Solis Invicti (Giorno di nascita del sole invitto), era visto, ed è tuttora, il passaggio tra “Sole dell’Anno Calante” (cioè l’anno vecchio) e “Sole dell’Anno Crescente” che nasce il 25 dicembre, il passaggio che segna la resurrezione dell’astro solare, nonché l’avviarsi verso il nuovo anno.
Il Solis Invicti apparteneva anche alla tradizione mitraica e a molte altre religioni di origine indo asiatiche.
Il culto di Mitra, il dio Sole di origine persiana, fu incorporato nel pantheon dell’Impero Romano e si sviluppò come religione misterica, i Celti celebravano la festa di Yule (dal 21 dicembre al 1 gennaio), che inneggiava alla gioia per il ritorno della vita, gli antichi Romani festeggiavano, nei giorni precedenti e successivi al 21 dicembre, il Sol Invictus, un tributo alla rinascita del Sole.
Il giorno del solstizio d’inverno, il Sole si esprime infatti al minimo delle sue potenzialità, in un’immobilità che può essere equiparata a una sorta di morte simbolica, prima di iniziare con rinnovata forza un percorso di risalita, tocca il suo punto più basso, vale a dire è il giorno in cui a livello astronomico, si trova esattamente “sopra” il Tropico del Capricorno, lo Zenith, e inizia da questo giorno la stagione più fredda dell’anno.
Utilizzando questa chiave di lettura non stupisce, dunque, che il solstizio di inverno sia considerato un momento di rinascita per la natura e gli uomini, da sottolineare e omaggiare.
Nell’epoca solstiziale le giornate si accorciano, la vegetazione appassisce, le foglie si accendono di colori dal rosso al marrone, come se la Terra in una inspirazione potente attirasse la luce verso di sé, che passando attraverso le piante, con il suo calore ne disseccasse il fogliame, prima di immergersi nel suolo; e, se ci guardiamo attorno, il cielo appare opaco, mentre la terra, se appena un poco umida, sotto i raggi del sole, brilla luccicante proprio come se la luce emanasse dalla Terra, come se Essa fosse ricolma di luce e calore.
La lucentezza della terra, però, appare raramente, nelle giornate e nelle ore soleggiate, per lo più il paesaggio appare grigio, uguale e la varietà delle forme è ormai solo un ricordo. Durante le giornate nebbiose e l’oscurità della sera precoce, tutto sembra indifferenziato e come sospeso, in attesa trepidante o in contemplazione stupita di un evento misterioso.
In effetti c’è molto da meravigliarsi e stupirsi di fronte al Misterium Magnum della germinazione nel buio della vita che cerca la luce.
Possiamo dire che studiando la natura osserviamo che tutto compare, si mantiene per un certo tempo e tutto si trasforma in un ciclo continuo con andamento a spirale dove secondo l’asse della figura progredisce la coscienza, cioè tutto si ripete nei circoli concentrici, mentre la coscienza progredisce secondo l’asse.
Tutte le esperienze attraversate dagli esseri, quelli viventi in particolare, continuando a ripetersi attraverso il succedersi delle generazioni producono coscienza.
La Natura ha impiegato milioni di anni con innumerevoli esperienze da parte di altrettanto innumerevoli entità per aggregare la materia inorganica in forme capaci di veicolare stati di coscienza crescenti fino alla comparsa della autocoscienza nell’uomo. La Natura stessa dal regno vegetale in poi ha introdotto un processo capace di sintetizzare in poche ore il processo durato milioni di anni per giungere dalle forme inorganiche alla vita organica. Tale processo è la funzione della alimentazione, processo che inizia con l’assunzione e si conclude con l’assimilazione.
Uno dei simboli del Solstizio d’inverno è l’abete perché quando la vita sembra aver spento ogni colore, il verde dell’abete è icona di speranza perché, essendo un sempreverde, rappresenta il potere perenne della vita, della promessa del ritorno della luce e con essa un nuovo ciclo di vita. Nella fronda d’abete vi è la bellezza, la forza, la saggezza, la speranza di un domani migliore per l’uomo e l’umanità.
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