a cura di Mike Flanigan
Sono stato di recente in Sicilia, ospite della Associazione Italiana Sommelier regionale siciliana per presentare un primo modulo del progetto ‘Ais Speak’, un progetto suddiviso in 4 moduli che trattano ciascuno temi diversi: sulla ‘Hospitality’ , il ‘Terroir’, la degustazione: il’ tasting’, la produzione: ‘In the winery’ , tutti in lingua Inglese. Un progetto nato in Veneto per potenziare le possibilità di comunicazione internazionale sul vino, che è altamente esportabile e pronto all’uso. Ho avuto il piacere di degustare alcuni prodotti speciali: uno spumante pugliese e tre vini siciliani che sono stati oggetto dell’evento, con tema per questa volta l’ospitalità, The hospitality.
Iniziamo con lo spumante, una produzione da Cerignola (Fg) della Azienda Mandwinery, della famiglia Manduano, che ha allevato sia il Pinot Nero che il Bombino Bianco, che costituiscono la cuvée dello Spumante Metodo Classico ‘Tredieci’.
Una zona quella di Cerignola che è dedita non solo alla produzione di vino ma anche alla olivo-cultura e de ‘La Bella di Cerignola’ cultivar locale, da cui un olio extra vergine d’oliva estremamente interessante. Uno spumante il Tredieci elaborato con metodo Classico, quello della rifermentazione in bottiglia, dove il vino base ha acquisito il suo finale corredo dopo la seconda rifermentazione e aver sostato sui lieviti per 24 mesi. Un prodotto con ‘zero dosage’ , dove perciò alla sboccatura non viene aggiunto il cosiddetto ‘liqueur d’expedition’, rendendo il prodotto unico ed inconfondibile.
Vedremo nei nostri prossimi incontri, di approfondire e descrivere i metodi di spumantizzazione dei vini per condividere qualche ulteriore informazione per chi forse non è a conoscenza delle tipologie di produzione e delle diversità. Tredieci servito tra i 6/7° gradi di temperatura, offre un bouquet di tipiche sensazioni fruttate con note olfattive che ricordano la crosta di pane e richiamano sentori di mandorla. Il pinot nero al 60% e il bombino bianco al 40% danno a questo vino un equilibrio molto particolare. Se il pinot nero è, a volte, di difficile gestione però con potenzialità di espressione incredibili, con l’ausilio e l’azione del bombino bianco diventa molto più rassicurante e ne contiene l’esuberanza. Facciamo un esempio esplicativo in musica, per darvi l’idea, il Pinot Nero è come Bruce Springsteen, il Bombino Bianco invece è come il chitarrista Steve Van Zandt (Little Steven), supporto incredibile nella gestione della musica di ‘the Boss’ nella E Street Band. I due si completano perfettamente. Una magistrale definizione del Pinot Nero? Andate a guardarvi su ‘You Tube’ l’estratto dal film ‘In Viaggio Jack – Sideways’ dove Paul Giamatti definisce l’incantevole potenzialità di questo vitigno. Questa definizione è un pezzo di pura poesia.
Veniamo ai 3 vini siciliani.
Il primo vino si chiama ‘Kebrilla’ della Cantina Fina, un prodotto del vitigno ‘Grillo’ utilizzato al 100%. Figurativamente, una foto della costa dell’Ovest Sicula, con i vitigni disposti quasi al confine con il mare, sulla contrada Bausa, nei pressi di Marsala (TP). Le vigne, dal mare ne raccolgono la brezza ed i sali minerali che ne diventano alimento e corredo. I sentori citrini degli aromi ne fanno un prodotto che ben si adatta ad antipasti di pesce anche elaborati ed a primi piatti della tradizione siciliana. Il peso alcolico è del 13,5% in volume, nato dall’esposizione solare potente, tipica e tradizionale della Sicilia, il vino ne riceve tutta la sua forza e complessità mentre la spalla acida ne autorizza un consumo rapido ma anche la possibilità di evolversi ed invecchiare. L’evoluzione è garantita anche dalla sapiente miscela di maturazione sia in acciaio che in barrique. Il vino è organico con tutte le caratteristiche che questa tipologia rappresenta: nessun additivo.
Il secondo vino siciliano è invece un rosso di alta struttura e con una storia che si riflette nei secoli e richiama l’epoca storica della Roma di Giulio Cesare. L’azienda è Cambria, si trova dalla parte di Messina, in località Furnari, quindi costa est siciliana.
Anche in Sicilia abbiamo una East ed una West Coast. L’azienda ha ritrovato e rilanciato un vitigno che era quasi scomparso, il Nocera, che sembra risalga addirittura al tempo dei Romani e che fosse usato al tempo in cui Giulio Cesare festeggiava la sua vittoria sul Triumvirato. Forse lo ha utilizzato anche durante i suoi incontri, diciamo galanti, con Cleopatra regina d’Egitto, nota ‘influencer’ del tempo. Un rosso deciso e ricco, che hanno chiamato proprio Giulio Cesare, elaborando con il Nero d’ Avola il redivivo Nocera per generare il Mamertino Rosso Doc di Sicilia. Mentre la fermentazione avviene in acciaio, la maturazione per minimo 14 mesi avviene in botti di rovere francese. Il millesimo 2018 che ho degustato presentava un corredo tannico deciso ma rotondo, levigato. Un vino caldo ed armonico con una gradazione alcolica di 14°, lo si raccomanda con un piatto di Cinghiale alla Siciliana, perfetto abbinamento. Ma Cleopatra che tipo era e poi mangiava il cinghiale?
A conclusione dell’evento ho potuto degustare infine un ‘fuoriclasse’ una ‘fuoriserie’ enologica, ‘Il Vecchio Samperi’ della Cantina Marco De Bartoli, che nasce nell’antica contrada Samperi, nei pressi di Marsala. Abbiamo concluso il viaggio sul lato Occidentale (West) dell’isola.
La bottiglia degustata è stata imbottigliata nel 2018, anche se questo vino è concepito come ‘Perpetuo’. La sua raccolta è iniziata nel 1978 e le prime bottiglie sono state commercializzate nel 1980. Era erroneamente considerato un vino fortificato, tipo un Marsala, ma non era proprio così, rimane un vino di Marsala, come appartenenza territoriale, ma è elaborato con questo sistema detto ‘perpetuo’ dove ogni anno alle botti che risalgono e raccolgono prodotto dal 1978, viene aggìunto un 5% di vino nuovo da ultima vendemmia. Questo significa che ogni anno dalla vendemmia del 1978 il vino viene raccolto ed assemblato, con le annate successive, elaborando questo prodotto che diviene perenne e che non finisce mai di stupire. Davvero interessante come proposta, ma non è finita qui. Quando lo si degusta alla complessità olfattiva, che richiama sentori di frutta secca, scorza di arancia essiccata, fichi e mandorle, note tostate e affumicate in abbondanza, ci aspettiamo una virata verso una aspettativa di dolcezza al palato. Ecco che in forma sontuosa ed interminabile rileviamo invece una nota di freschezza gustativa, che significa una spalla di acidità entusiasmante ed appagante e promette un futuro senza limiti ‘perpetuo’, appunto.
Un’isola la Sicilia che cela sempre segreti e diversità uniche ed una ospitalità impareggiabile, tali che il rientro a casa rileva una immediata nostalgia dell’isola e la voglia di tornarci al più presto.
Alla prossima.
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