Un libro, questo di Fabrizio Scabio, che è una ricerca storica importante che ha richiesto l’intreccio di molte fonti, la consultazione di circa 516,000 fogli dei ruoli matricolari tra il 1890 e il 1928 e la comparazione con le liste di leva degli stessi anni.
Quasi 10 anni di lavoro per scovare, dare un nome, un reggimento e un luogo di morte a una infinità di soldati e di civili che persero la vita durante il secondo conflitto mondiale tra il 1940 e il 1945. Per ricordare tutti i caduti, indistintamente dal luogo di morte, dalla loro appartenenza sociale o credo politico e religioso. Uno stimolo per i nostri comuni e la città ad aggiornare le targhe commemorative poste a memoria delle nostre genti scomparse durante il conflitto.
Uno stimolo per i professori a raccontare la recente storia dell’Italia partendo dalle dediche alle vie della nostra città e dei nostri Comuni. Un aiuto a tutte quelle famiglie che non hanno avuto nessuna
notizia certa dei cari scomparsi in battaglia o dispersi nelle operazioni o morti nei bombardamenti.
Anche in quelle battaglie poco conosciute nei vari fronti di scontro come Albania, Grecia, Russia, Africa settentrionale e orientale; i caduti dell’aeronautica e della marina, i caduti nei campi di lavoro e di sterminio (Tedeschi, Polacchi e Austriaci) ma anche della Repubblica Ceca, dell’India, del Sud Africa e del Centro Africa.
Un modo per rendere omaggio a tutte queste persone che persero la loro vita, alcuni seguendo i propri ideali, altri costretti, altri vittime inermi di una guerra spaventosa.
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